Quale funzione svolgono i sogni? Lo abbiamo chiesto allo psicologo.
Pare oggi raggiunto un certo accordo tra psicologi di orientamenti diversi, come ad esempio quelli di impostazione cognitivista e quelli di impostazione psicodinamica, sul fatto che il sogno, pur nella sua forma bizzarra e spesso inverosimile, abbia una funzione “auto-terapeutica” per il sognatore.
Abbiamo chiesto allo dott. Cosimo Santi, psicologo Firenze, di spiegarci meglio come i sogni siano in grado di aiutare il sognatore a prendersi cura di se stesso (anche in presenza dei così detti incubi).
Innanzi tutto, spiega lo psicologo, un sogno ha una certa valenza quando descrive un racconto compiuto o comunque ha uno svolgimento narrativo composto da una serie di eventi disposti in una sequenza cronologica distinta.
In questo modo possiamo distinguerlo sia dalle immagini sensoriali discrete che da altre forme di attività mentale, quali quelle di tipo “pensiero-simile”, caratteristiche del sonno NREM, cioè la fase in cui non si hanno le tipiche modificazioni neurofisiologiche della fase REM (Rapid Eye Movment) in cui la probabilità di sognare è molto elevata.
Sappiamo oggi, prosegue lo psicologo, che il sogno è parte del sistema di processamento informazionale dell'emozione: quanto accada di emotivamente rilevante durante la veglia, sia in forma reale che come pensieri o fantasie, entra in memoria a far parte di una rete associativa che trova nella fase REM del sonno una maggiore libertà di espressione, essendo priva delle restrizioni del pensiero logico e organizzato tipico della veglia.
Il contenuto onirico non sarebbe quindi frutto di una stimolazione casuale, ma una prosecuzione dell'attività emozionale rilevante raccolta nella veglia e accumulata in memoria che procede con un'elaborazione più libera e creativa durante il sonno.
Il fine ultimo della rielaborazione emozionale che avviene durante i sogni, sarebbe quella di preparare agli stress, ai traumi, e a fare fronte (coping) alle difficoltà della vita. Aiuterebbe a risolvere quei problemi di carattere emotivo che durante la veglia non siamo riusciti a districare e questo a causa delle numerose distrazioni e dell'attenzione selettivamente rivolta verso problemi di ordine pratico.
In sintesi, la funzione del sogno è quella di provvedere alla “manutenzione” della salute emotiva delle persone.
Resta da chiedersi come sia possibile che sogni a contenuto negativo, gli incubi, possano svolgere una funzione protettiva per la vita emotiva del sognatore.
Per rispondere a questa domanda, lo psicologo ci spiega che recentemente un team di ricercatori ha proposto una concezione psico-evoluzionista in grado di chiarire il ruolo svolto dalle emozioni “minacciose” o “persecutorie” frequentemente presenti nei sogni.
Partendo dalla constatazione che il genere umano nella sua lunga storia evolutiva è vissuto prevalentemente in un ambiente ostile e pericoloso, ciò può aver esercitato una forte pressione selettiva sul ruolo svolto dalla minaccia nello scenario onirico. Secondo i ricercatori, la frequente simulazione della minaccia presente nei sogni incrementerebbe le nostre capacità di percepirle ed evitarle nella vita reale.
Di qui la suggestiva ipotesi psico-evoluzionista sulla validità ecologica delle emozioni, in particolare di quelle a contenuto minaccioso nella loro frequente apparizione durante il sonno.